Le origini del carnevale si perdono ovviamente nella più buia delle notti e senz’altro stanno a significare riti propiziatori e ancestrali conclusi con il sacrificio di un “capro espiatorio”. Diverse di queste usanze sono state in seguito mutuate dai saturnali romani e dalle relative feste religiose e agrarie, ivi comprese le celebrazioni per la fine dell’inverno e l’arrivo della primavera. Sempre riti propiziatori volti ad ingraziarsi la buona annata, vuoi per rendere più fertile la terra, quindi per ottenere un buon raccolto; vuoi per ottenere più prosperità con il bestiame, con le greggi e gli armenti e per arrivare in casi estremi, addirittura a sfidare e a prendersi gioco, anche di sorella morte.
Sembra abbastanza importante sottolineare il concetto comune che nei paesi mediterranei o di influenza latina vi sia un filo conduttore che accomuna tradizioni similari nel festeggiare il Martedì Grasso, o il Carnevale in generale, mandando al rogo un fantoccio fra schiamazzi e lamenti.
Tempio, al pari di altri paesi della Sardegna, non deve aver fatto di certo eccezione; ecco quindi radicato uno spirito di partecipazione e di emulazione retaggio appunto delle primitive tradizioni.
Sul Carnevale locale sono stati riversati fiumi di inchiostro: articoli di stampa, relazioni, tesi di laurea, mostre e convegni che stanno a significare l’interesse particolare suscitato da questo “fenomeno”.
Di G.Sotgiu